Fu nella notte del suo risveglio che il Buddha raggiunse la chiara e totale comprensione di che cosa significasse rinascere. Venne a conoscenza delle sue esistenze passate e nella sua mente si dipanarono i complessi rapporti tra la rinascita, la genesi dipendente e il karma, fulcro dell’insegnamento che in seguito avrebbe poi esposto ai suoi discepoli e alle sue discepole.
Sin dall’antichità queste tematiche furono fonte di fraintendimenti, dubbi e domande che diedero adito ad accesi dibattiti anche all’interno di culture dove tale dottrina era accettata. Come spiegare infatti la possibilità che qualcosa di apparentemente immateriale come la coscienza passi di vita in vita in un diverso corpo materiale? Forse perché anche la coscienza, in virtù di questo passaggio, doveva avere un certo grado di materialità, che poteva essere quantificato attraverso esperimenti che ne fornissero misurazioni il più precise possibili? E se così si trattava, in che forma e in quale parte del corpo si trovava?
Nell’ottica buddhista il rinascere non poteva però ridursi alla sempiterna dicotomia che contrappone materia e spirito, perché le implicazioni di tale questione eccedono la mera visione materialistica e comportano un cambio radicale di paradigma: la comprensione della relazione di genesi dipendente o condizionalità tra dimensione somatica ed esperienza soggettiva.
Dalla rara duplice prospettiva di accademico e monaco, Bhikkhu Anālayo ha accettato l’invito di alcuni amici a occuparsi di questi temi, addentrandosi in un terreno estremamente articolato, forte del suo inconfondibile e rigoroso approccio metodologico. In questo volume la sua analisi si muove verso quattro direzioni che insieme costituiscono la mappa attualmente più precisa per chiunque desideri farsi un’idea di che cosa sia la dottrina della rinascita nel buddhismo. A partire dalle più lontane testimonianze presenti nei testi del buddhismo antico, passando per il dibattito più tardo in India, nella Cina imperiale e in epoca moderna, arrivando fino ai giorni nostri, ma anche illustrando le testimonianze di pre-morte, i ricordi di vite passate, la capacità di parlare in altre lingue senza averle mai sentite né imparate e l’analisi di un caso di xenoglossia, Bhikkhu Anālayo presenta i tasselli di un mosaico all’apparenza indecifrabile lasciando trarre al lettore e alla lettrice le proprie conclusioni.