Ricorda solamente
che un io in esilio resta sempre un io,
come una campana che da anni non suona
resta sempre una campana.
Vieni, ruba è una raccolta di poesie sullo stupore di un’esistenza che il tempo inevitabilmente sottrae. I componimenti di Hirshfield, che siano di scoperta, di ineluttabilità della sofferenza o di gioia improvvisa, si rivolgono a una comprensione più profonda e implicano un’attenzione sempre più intensa verso ogni aspetto dell’esperienza umana, dall’apparente banale quotidianità ai momenti più alti e ineffabili. È così che s’incontrano la furtività dell’arrivo del sentimento “come certe corde che, senza toccarle, vibrano se sono vicine a una che canta”; un’anatomia della solitudine che “sbagliata inacetisce l’anima” ma “giusta la olia”; una riflessione sulla deperibilità e sulla dolcezza che da essa ne consegue: “Poi d’un tratto eccomi colta da una strana felicità, come un uomo dotato di mani e bocca robuste, dentro quell’ora abitata da profumi che deperiscono e urtano”. Tutto questo altro non è che la perspicace consapevolezza del nostro comune destino, umani su questo pianeta. Che si tratti di sviscerare momenti intimi e familiari o di narrare un’esperienza fino a un attimo prima aliena, Hirshfield trova per ogni lato della vita un giusto ritratto, il suo nome particolare e memorabile.