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Le “torri d’acqua del mondo” si stanno esaurendo

Un quinto della popolazione mondiale soddisfa i propri bisogni idrici grazie all’acqua che proviene dai ghiacciai, che per questo vengono chiamati “le torri d’acqua del pianeta”.

 

I ghiacciai sono sistemi in continuo movimento e mutamento. Hanno mantenuto per millenni una conformazione stabile grazie a un equilibrio perfetto fra scioglimento e raffreddamento. Cadendo, la neve riempie il ghiacciaio, che funge da serbatoio, per poi sciogliersi lentamente nell’arco di giorni, settimane, mesi o anni: una “valvola” naturale che evita l’effetto distruttivo di uno scioglimento immediato. Si capisce così la portata dell’impatto dei cambiamenti climatici sull’ecosistema e sulle popolazioni che beneficiano di fonti idriche che scaturiscono dai ghiacciai. I ghiacciai dell’Altopiano del Tibet sono particolarmente esposti ai cambiamenti climatici: lo scioglimento dei ghiacciai nel plateau tibetano avviene a una velocità 2 volte maggiore rispetto ad altre aree del pianeta.

 

Il Tibet è considerato “il Terzo Polo”: contiene infatti il volume più ampio di acqua dolce congelata sulla terra dopo le regioni polari. Circa il 14,5% dei ghiacciai di tutto il mondo sono ubicati in Tibet. La regione riveste anche un ruolo di primaria importanza per quanto riguarda la distribuzione di acqua dolce: i grandi fiumi dell’Asia (Gange, Indo, Sutlesj, Brahmaputra, Yangzi, Salween, Mekong, Irrawaddy e Fiume Giallo), che approvvigionano 1,4 miliardi di persone, nascono proprio in Tibet. Lo scioglimento dei ghiacci in questa zona è particolarmente pericoloso, molto più che nell’Artico e nell’Antartico che sono territori scarsamente popolati. Alluvioni e frane cancellano interi villaggi, mentre la crescita demografica provocherà un aumento esponenziale nella domanda d’acqua.

 

Gli scienziati prevedono la scomparsa del 36% dei ghiacciai tibetani entro il 2100, scenario ottimistico in quanto si verificherebbe solo qualora si riuscisse a limitare il riscaldamento globale entro i 1,5°C. Come sappiamo, l’attuale traiettoria di innalzamento delle temperature è di 2,7°C.

 

La COP27 sul clima, pur avendo introdotto il concetto di “loss and damage” ovvero di risarcimento per le popolazioni maggiormente affette dai cambiamenti climatici pur avendo contribuito ad essi in minima parte, non ha adempiuto all’impegno di rivedere i piani nazionali affinché essi garantiscano il mantenimento dell’innalzamento delle temperature entro il grado e mezzo, né ha posto al centro dell’agenda i grandi temi che possono contribuire efficacemente ad affrontare i cambiamenti climatici, come la trasformazione dei sistemi alimentari e dell’agricoltura industriale a favore dell’agro-ecologia e della agricoltura rigenerativa.

 

Meno si interviene con senso di urgenza, maggiore sarà la crisi climatica e con essa le proposte di soluzioni tecnocratiche che non mettono in discussione la relazione della specie umana con la Terra, ma che consentiranno di inquinare di più e consumare di più. Il cambiamento radicale di cui abbiamo bisogno è quello basato su un’ecologia profonda, che non separa gli umani dalla Natura, che disconosce ogni senso di dominio e possesso sulle fonti di vita.

 

(Video: Immagini a cura di Kai Mueller, Direttore esecutivo della International Campaign for Tibet @savetibetde)

 

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