Sebbene pratichiamo i sentieri in comune con i principianti e i praticanti di livello intermedio, non ci fermiamo una volta ottenuti i loro obiettivi, cioè rispettivamente una rinascita in un regno superiore e la liberazione. Piuttosto, considerando che la totalità degli esseri senzienti, che sono stati tutti, senza eccezioni, buoni nei nostri confronti durante le nostre vite precedenti, si trovano nella stessa situazione, cerchiamo di generare il bodhicitta, ovvero l’intenzione altruistica adatta a ottenere l’illuminazione per arrecare beneficio a tutti gli esseri senzienti nella maniera più efficace possibile. Questa è la motivazione che spinge il praticante di livello avanzato. Il fondamento del bodhicitta è l’equanimità, un atteggiamento libero da condizionamenti, avversione, ossessione, attaccamento e apatia, che genera sincera preoccupazione per tutti senza fare distinzioni.
Quando le persone vedono che gioia e infelicità sono simili
a sogni
e che gli esseri degenerano a causa di errori illusori,
perché dovrebbero faticare per trovare il proprio benessere, abbandonando invece la beatitudine che procede dall’eccellente pratica dell’altruismo?Āryaśūra, Compendio delle perfezioni
L’equanimità
Dal punto di vista degli esseri viventi, tutti vogliono in egual misura la felicità e disdegnano la sofferenza. Per tale motivo, è inappropriato curarsi di alcuni prestando loro aiuto e tenere le distanze da altri, danneggiandoli e negando loro una mano […].
Dal mio punto di vista, se sono rinato senza tregua sin dall’inizio dei tempi, tutte le creature sono state persone a me care centinaia e centinaia di volte. A chi dovrei accordare la mia amicizia? A chi, invece, la mia ostilità?
Je Tsongkhapa, Il grande trattato sugli stadi del sentiero
- Visualizzate tre persone: un amico, una persona con cui avete un rapporto complicato e uno sconosciuto. Domandatevi: «Perché provo attaccamento per l’amico?». Prestate attenzione alle ragioni che affollano la vostra mente e chiedetevi nuovamente: «Perché provo avversione verso la persona con cui ho una relazione complicata?» e prestate nuovamente attenzione. Alla fine domandatevi: «Perché provo apatia nei confronti dello sconosciuto?».
- Qual è la parola costante nelle vostre risposte? Secondo quali criteri la vostra mente considera qualcuno buono, cattivo o indifferente? Secondo quali criteri scegliete di considerare qualcuno un amico, una persona non gradita o uno sconosciuto? È realistico giudicare qualcuno basandosi soltanto sulla sua relazione con «me»? Quelle persone che la vostra mente considera buone, cattive o verso cui è indifferente sono davvero così dal loro punto di vista? Come vi apparirebbero gli altri se smetteste di considerarli amici, nemici o estranei basandovi soltanto sulla vostra opinione egocentrica, sui vostri bisogni o necessità?
- Le relazioni con un amico, una persona con cui avete rapporti complicati e un estraneo cambiano continuamente e chiunque può rivestire ciascuno di quei tre ruoli nel giro di poco tempo. Se qualcuno vi ha insultato il giorno prima e il giorno dopo vi loda, mentre un altro fa il contrario, chi dei due è vostro amico? Chi non lo è?
Conclusione: riconoscendo come i vostri atteggiamenti creano relazioni apparentemente solide con persone che ritenete amiche, non amiche o estranee, abbandonate l’attaccamento, la rabbia e l’indifferenza verso di loro. Lasciate che il vostro cuore sia aperto verso tutti gli esseri viventi.
Prima di poter provare amore e compassione veri per gli altri, dobbiamo considerarli degni di tali sentimenti. Considerarli come nostri genitori o nostri cari e ricordare la loro gentilezza nei nostri confronti, sia in quanto tali sia no, ci permette di farcene un’idea positiva.
Tutti gli esseri senzienti sono stati nostri genitori: la loro amorevolezza e come ripagarla
Quando le tue madri, che hai amato sin dall’inizio dei tempi, soffrono, allora che senso ha essere felice?
Perciò, per portare tutti gli esseri viventi alla liberazione sviluppa l’intenzione altruistica.Questa è la pratica dei bodhisattva.
Gyelsay Togmay Sangpo, Trentasette pratiche dei bodhisattva
- Da tempo senza inizio siamo nati e rinati, ogni volta con corpi diversi in tutti i regni del ciclo delle esistenze. Come esseri umani, animali o spiriti famelici abbiamo sempre avuto una madre che ci ha partorito. Poiché le nostre vite precedenti sono infinite, tutti gli esseri senzienti sono stati in un momento o in un altro nostri padri e nostre madri. Riflettendo sul fatto che gli altri non sono soltanto come appaiono nel momento in cui li vediamo, provate a comprendere quanto siamo connessi permanentemente con loro.
- Quando è stato nostro genitore, ogni essere senziente ci ha dimostrato bontà, esattamente come un padre o una madre ama un figlio. Come esempio dell’amore di un genitore, ricordate la gentilezza che i genitori della vostra vita presente vi hanno dimostrato, oppure, se vi risulta più facile, quella dimostratavi da un altro parente, da un amico o da una persona che vi è stata vicina. Quando considerate ognuno di questi esempi provate gratitudine per la persona che vi ha dimostrato gentilezza. Se qualche ricordo vi genera sofferenza, sappiate che i genitori sono persone comuni che hanno fatto del loro meglio in base alle loro capacità e alle situazioni in cui si sono ritrovati. Per esempio:
- Nostra madre ha sopportato con felicità le difficoltà di una gravidanza e del parto.
- I nostri genitori si sono presi cura di noi quando eravamo neonati e bambini, trascurando loro stessi. Ci hanno protetti dai pericoli e si sono svegliati nel mezzo della notte per nutrirci nonostante fossero stanchi.
- Ci hanno insegnato a parlare e a prenderci cura dei nostri bisogni. Abbiamo appreso molte abilità apparentemente secondarie ma essenziali (allacciarci le scarpe, cucinare, a riordinare, eccetera).
- Da bambini pensavamo principalmente a noi stessi e compito dei nostri genitori è stato quello di insegnarci le buone maniere, come ci si comporta in una società civile e come andare d’accordo con gli altri.
- Ci hanno dato un’istruzione.
- Hanno lavorato duro per sostenerci economicamente, darci un tetto sopra la testa, giocattoli e divertimenti.
- Poiché tutti gli esseri senzienti sono stati nostri genitori, anche loro ci hanno dimostrato una simile gentilezza in innumerevoli diverse occasioni.
- Ricordando la loro gentilezza con la consapevolezza di esserne da sempre i riceventi, auguratevi dal profondo del cuore e spontaneamente di poter ripagare tale gentilezza. Riflettete su questi sentimenti.
La gentilezza degli altri
Medita sulla grande gentilezza di tutti.
Geshe Chekawa, Trasformazione del pensiero in sette punti
Per sviluppare la consapevolezza della vostra interconnessione con tutte le persone di questo mondo e comprendere di esserne i riceventi, riflettete su:
- L’aiuto ricevuto dagli amici, che include l’appoggio, l’incoraggiamento, i doni, l’aiuto pratico, eccetera, che vi hanno dato. Non pensate a loro in modo tale che il vostro attaccamento nei loro confronti cresca, ma considerate il loro aiuto come un semplice atto di umana gentilezza per cui provare gratitudine.
- Il beneficio ricevuto da genitori, parenti e maestri. Riflettete sulle cure che ci hanno rivolto quando eravamo piccoli, proteggendoci dai pericoli e offrendoci insegnamenti. Il fatto stesso di essere capaci di parlare è il risultato degli sforzi di chi ci ha voluto bene quando eravamo bambini, inclusi i maestri. Tutti i nostri talenti, abilità e capacità sono i frutti dell’educazione e dell’addestramento di quelle persone, che, anche quando non volevamo imparare o eravamo indisciplinati, non hanno desistito dai loro sforzi.
- L’aiuto ricevuto dagli estranei. Gli edifici in cui abitiamo, i vestiti che indossiamo, il cibo che consumiamo, le strade che percorriamo sono tutti prodotti di persone che non conosciamo, senza il cui aiuto, cioè il contributo personale che offrono alla società con la loro professione, non saremmo in grado di vivere.
- Il beneficio che abbiamo ricevuto dalle persone con cui non abbiamo un buon rapporto e da coloro che ci hanno arrecato danno. Queste persone ci indicano i punti su cui possiamo migliorare, mostrandoci le nostre debolezze. Ci hanno offerto la possibilità di sviluppare pazienza, tolleranza e compassione, qualità essenziali per progredire lungo il sentiero.
Conclusione: riconoscete di aver ricevuto dagli altri innumerevoli benefici e aiuti. Apprezzate l’attenzione, la gentilezza e l’amore che gli altri vi hanno dimostrato e fate in modo che in voi sorga un senso di gratitudine e l’augurio di agire nello stesso modo a vostra volta.
Mettere se stessi e gli altri sullo stesso piano
Abituarsi all’idea dell’uguaglianza di sé e dell’altro rinsalda l’intenzione altruistica.
Il sé e l’altro sono interdipendenti.
Sono fasulli, come l’una e l’altra riva di un fiume.Una riva di un fiume non è ‘altra’ intrinsecamente, ma è ‘questa riva’ solo in relazione a qualcos’altro. Allo stesso modo, il ‘sé’ non esiste intrinsecamente ma in relazione a qualcun altro è ‘altro’.
Śāntideva, Compendio delle pratiche
Considerando tutti gli esseri senzienti (amici, estranei, persone con cui si ha un rapporto difficile, se stessi, eccetera) come tutti ugualmente degni di rispetto e aiuto, dotati quindi dello stesso valore, contemplate i seguenti nove punti:
- Tutti gli esseri desiderano essere felici ed evitare la sofferenza tanto intensamente quanto noi. Cercate di guardare ogni individuo tenendo ben presente questo concetto.
- Dieci pazienti che soffrono di patologie diverse vogliono tutti ugualmente guarire. Allo stesso modo, gli esseri senzienti hanno problemi diversi ma tutti allo stesso modo vogliono liberarsene. Non c’è bisogno di essere parziali pensando che alcuni esseri siano più importanti di altri.
- Dieci mendicanti possono aver bisogno di dieci cose diverse, ma tutti aspirano alla felicità. Allo stesso modo ogni essere senziente può desiderare qualcosa di diverso, ma tutti vogliono essere felici. Sarebbe ingiusto da parte nostra avere un atteggiamento discriminatorio aiutando alcuni e ignorando altri.
Conclusione: tutti gli esseri, inclusi voi stessi, desiderano allo stesso modo essere felici ed evitare la sofferenza. Pensate di dovervi impegnare per eliminare indistintamente la sofferenza di tutti e per aiutare tutti allo stesso modo. Anche se vi è impossibile farlo agendo nel mondo esterno, potete sempre conservare tale atteggiamento intimamente.
- Tutti gli esseri ci hanno aiutato moltissimo. Il fatto stesso di essere stati capaci di sopravvivere sin dalla nascita è il frutto degli sforzi degli altri. Riflettete sull’aiuto ricevuto durante la vostra vita.
- Anche se alcuni ci hanno arrecato danno, il beneficio che ne abbiamo ricevuto è di gran lunga superiore.
- Provare rancore verso coloro che ci hanno danneggiato non è produttivo.
Conclusione: auguratevi dal profondo del cuore di essere d’aiuto agli altri ed eliminate ogni volontà di vendetta o rivincita sui dissapori ormai passati.
- Le relazioni che si instaurano con colui che ritenete vostro amico, colui che disprezzate o colui che ritenete un estraneo non sono fisse, ma mutano con facilità.
- Un buddha non vede alcuna persona inerentemente amica, disprezzabile o estranea, quindi è giusto chiedersi se esistano veramente.
- Il sé e l’altro non sono criteri adatti a distinguere la natura delle persone. Si tratta di un criterio nominale e dipendente, come concepire due lati separati di una stessa valle.
Conclusione: non c’è differenza tra voi stessi e gli altri, né a livello convenzionale né a livello definitivo. Quando ne sarete certi, abbandonate ogni parzialità che favorisca voi o i vostri cari e aprite il cuore rispettando tutti gli esseri senzienti e preoccupandovene. Anche se non vi comporterete nello stesso modo con tutti (nonostante tutto permangono ruoli sociali a cui accordarsi e bisogna sempre considerare le capacità degli altri), augurate loro il meglio senza fare distinzioni.
Considerando tutti nello stesso modo, cioè degni d’amore e desiderosi di felicità, ora ci concentriamo su come sradicare l’ostacolo principale dell’altruismo: l’atteggiamento egocentrico. Inoltre coltiviamo un atteggiamento mentale che si prende cura del prossimo e che, proprio in virtù di ciò, genera amore e compassione.