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I pirati che lottano contro il massacro delle specie selvatiche negli oceani

Andrea Morello, presidente di Sea Shepherd Italia onlus dalla sua fondazione nel 2010 e volontario di Sea Shepherd Global ci racconta cosa fanno nel mare di tutto il mondo tutti i giorni.

 

 

Sea Shepherd arriva nel Mediterraneo con nave tutta nera battente Il Jolly Roger. Arriviamo davanti alle acque libiche e troviamo due grandi gabbie che contenevano 800 tonni che erano stati pescati illegalmente. Tagliare quelle reti e liberare i tonni è stata la prima azione di Sea Shepherd, ospitata, spinta e voluta da Sea Shepherd Italia. Lì nasce il capitolo italiano nel 2010, nasciamo come gruppo di volontari che poi negli anni grazie a tantissime persone a tantissima passione a tantissima determinazione e al sostegno di grandi persone di grandi organizzazioni.

 

 

UBI oggi è uno dei nostri maggiori sostenitori in Italia, è un legame che ci che ci lega ad una grande visione che è quella di poter cambiare le cose, cambiare le cose nel presente per il nostro futuro. Ed è proprio quello che noi abbiamo continuato a fare: dalla liberazione di quei tonni che oggi sono liberi, hanno nuotato nel proprio mare, si sono riprodotti, sono aumentati, oggi ancora oggi noi stiamo con le nostre prue. In questo momento io arrivo dalle acque della della Calabria dove sono arrivati proprio quei tonni che sono oggi molti di più ma meritano di essere ancor difesi questa volta da una differente struttura di pesca, si chiamano palamiti illegali possono, essere lunghi fino a 4 km contenere migliaia di ami.

 

L’anno scorso ne abbiamo confiscati 224 km stando in mare 40 giorni proprio qui nel Tirreno che collega questa meravigliosa città, Ustica, le isole Eolie, il Marsilium un vulcano subacqueo alle coste della Calabria e che ospita la riproduzione proprio di questo animale. Ed è questa in sintesi la nostra attività quella di andare in mare a essere l’ultima linea di difesa tra le estinzione e invece la sopravvivenza di una specie tra la sofferenza e l’Interdipendenza perché noi dipendiamo proprio dagli oceani per poter vivere in questo pianeta perché se muoiono i tonni moriremo anche noi, se muoiono le balene moriamo anche noi perché nutrono il nostro respiro il 70%, due su tre dei respiri che faremo noi adesso ci arrivano proprio dal mare.

 

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