In che modo l’era del digitale sta già modificando la nostra mente? Esiste un uso consapevole della tecnologia? Cosa dobbiamo attenderci dalle imminenti innovazioni che l’accelerazione tecnologica renderà possibili, come i mondi virtuali e i software quasi-umani? Dovremo imparare a difenderci dalla tecnologia intelligente oppure nel metaverso c’è posto anche per un’autentica pratica di consapevolezza?
Queste e molte altre le domande che ci porremo in questa giornata, alla ricerca dei modi in cui le risorse delle tradizioni buddhiste possono aiutarci ad affrontare le trasformazioni scientifiche, tecnologiche e sociali oggi in corso – e quelle che ancora ci attendono. L’evento si concentra su tre temi interconnessi: la coscienza, l’evoluzione e l’intelligenza artificiale. Ospiterà un gruppo di esperti internazionali, provenienti da varie aree e discipline, per una riflessione multidisciplinare e creativa su alcune delle questioni più dibattute oggi: l’urgenza di prospettive etiche sulla coscienza, la necessità di uno sguardo sui possibili futuri dell’evoluzione dell’essere umano e dell’ecosistema, l’impatto e il potenziale delle trasformazioni nel campo dell’IA e del digitale. In un intreccio di scienza, tecnologia e pratica contemplativa, gli studiosi saranno chiamati a porre in dialogo l’eredità buddhista con i chiaroscuri dell’era di straordinaria accelerazione tecnologica in cui ci stiamo inoltrando.
I protagonisti del simposio internazionale «Buddhist Perspectives on Consciousness, Evolution, and AI»
- Martin T. Adam (University of Victoria) – Ha recentemente curato un volume su buddhismo, postumanesimo e transumanesimo.
- Gunter Bombaerts (Eindhoven University of Technology) – Studia l’impatto delle tecnologie sulla società, in relazione ai valori etici e alle forme dell’attenzione.
- Charles A. Goodman (Binghamton University) – Studia gli aspetti della tradizione buddhista che possono rivelarsi cruciali a contatto con le tematiche attuali della sicurezza dell’IA e del rapporto tra coscienza e intelligenza.
- Peter D. Hershock (East-West Center) – Noto per la sua critica buddhista all’«attention economy», ha ispirato il progetto e contribuito alla sua ideazione e organizzazione.
- Soraj Hongladarom (Chulalongkorn University) – Riferimento indiscusso per la ricerca sull’etica dell’IA, è promotore di linee guida etiche ispirate al buddhismo, applicabili in un contesto interculturale.
- James J. Hughes (Institute for Ethics and Emerging Technologies) – È un convinto sostenitore di un buddhismo transumano.
- Jenny Hung (The Hong Kong University of Science and Technology) – Studia la natura del sé e il potenziale della coscienza in relazione alla tradizione buddhista e alle dinamiche di trasformazione delle società contemporanee.
- Shi Juewei (Nan Tien Institute) – Applica le risorse delle tradizioni buddhiste alle questioni più attuali legate all’IA e all’economia ad essa associata.
- Jeanne Lim (beingAI) – È CEO di un’azienda che produce Intelligenze Artificiali «da compagnia».
- Chiara Mascarello (Università Ca’ Foscari Venezia; Centro Studi Unione Buddhista Italiana) – Ha curato l’organizzazione di questo evento, insieme a Peter D. Hershock, Francesco Tormen ed Emma Bano.
- Beverley F. McGuire (University of North Carolina Wilmington) – Ha esplorato l’ipotesi del trasferimento della coscienza su supporti artificiali, con lenti buddhiste.
- Stuart R. Sarbacker (Oregon State University) – Ha mappato le «tecnologie contemplative» usate oggi dai meditatori transumanisti.
- Francesco Tormen (Università Ca’ Foscari Venezia; Centro Studi Unione Buddhista Italiana) – Ha scritto sul rapporto tra buddhismo, postumanesimo e transumanesimo, e ha contribuito all’organizzazione dell’evento.
I temi
L’urgenza di prospettive etiche sulla coscienza
Adottare una prospettiva teorica sulla coscienza ha importanti ricadute etiche. Molte ricerche in questo settore partono dal presupposto che la coscienza sia un epifenomeno del cervello: in quest’ottica, essa è intesa semplicemente come una funzione cognitiva, un meccanismo che può essere descritto in termini neutri e “oggettivi”. Dal punto di vista buddhista, d’altro canto, non solo la natura della coscienza è irriducibile alla materia, ma l’indagine interiore che la esamina, e che si lega alla pratica contemplativa, non lascia la situazione invariata: mira, al contrario, a modificare la coscienza, liberandola progressivamente da ignoranza e sofferenza. Di fatto, però, nessuna prospettiva sulla coscienza può essere davvero “neutra”. Ciò che oggi crediamo riguardo alla coscienza è infatti in grado di influenzare gli sviluppi futuri dell’indagine scientifica, e ancor più le sue applicazioni tecnologiche, avendo ripercussioni etiche cruciali su temi che stanno diventando sempre più urgenti, a partire dall’ipotesi che la coscienza possa manifestarsi in un medium artificiale. Ma non solo: il modo in cui intendiamo la coscienza impatta anche sul dibattito legato all’antispecismo, ispirando i criteri per il riconoscimento di diritti a forme di vita diverse dall’essere umano. Ha inoltre implicazioni in campo medico e bioetico, nel momento in cui si tratta di stabilire a quali condizioni biologiche e cliniche corrisponda l’esperienza
cosciente – un aspetto decisivo tanto per la prassi clinica quanto per la ricerca biotecnologica.
Insomma, nella modernità il tema della coscienza è rimasto a lungo nell’ombra, ma le sfide dell’epoca supertecnologica in cui ci stiamo incamminando chiedono in modo sempre più pressante di affrontarlo – e in questo il buddhismo, assieme ad altre tradizioni contemplative, è chiamato a dare il proprio contributo.
Scenari futuri per l’evoluzione dell’essere umano e dell’ecosistema
L’evoluzione delle intenzioni e dei valori è importante. Finora le teorie evoluzionistiche si sono concentrate principalmente sugli organismi e, più di recente, sulle culture, enfatizzando concetti come l’adattamento
e la selezione naturale: un’idea “cieca” di evoluzione, incapace di guardare molto lontano e in ultima analisi basata sulla sopravvivenza e sulla legge del più forte. La prospettiva buddhista dell’originazione interdipendente suggerisce invece di concepire l’evoluzione di organismi e culture in modo concomitante a quella dei loro ambienti (siano essi naturali o artificiali, materiali o virtuali), riconoscendo la reciprocità delle relazioni che costituiscono la tessitura profonda di ogni sistema vivente. In quest’ottica, l’evoluzione basata sulla competizione potrebbe rivelarsi, almeno nel lungo periodo, meno efficace rispetto a quella di un altro genere, più sensibile e lungimirante: un’evoluzione intelligente, capace di condurre l’essere umano e l’intero ecosistema verso direzioni costruttive, basate sulla consapevolezza dell’intreccio relazionale in cui ogni cosa è necessariamente inserita. In quest’ottica è forse anche possibile uscire dal cupo dilemma per cui la sola alternativa all’illimitato depredamento delle risorse naturali sarebbe l’autoestinzione dell’uomo – in un gioco di morte nel quale queste due polarità sembrano destinate a coincidere in un solo punto, come il moto di un pendolo che si avvicina sempre più al proprio punto di arresto. È possibile augurare al pianeta un destino migliore rispetto alla nostra stessa dipartita? È possibile che l’essere umano assuma un differente ruolo nel gioco della vita, rispetto a quello di dominatore e usurpatore? Esiste uno scenario nel quale il lume eccezionale dell’ingegno umano possa accendere la miccia di un’altra, più evoluta forma di intelligenza?
Le trasformazioni nel campo dell’IA e del digitale
Un’Intelligenza Artificiale “umana” non nasce da sola. I sistemi di apprendimento automatico stanno trasformando radicalmente le nostre società in modi che sembrano destinati ad avere un impatto sempre più profondo sulla stessa idea di umanità. Se, come afferma il buddhismo, tutto sorge in modo interdipendente, le tecnologie dovrebbero essere concepite come fenomeni relazionali carichi di valore, che emergono dal comportamento umano ma che a loro volta lo modellano, proprio come gli ecosistemi, i quali nascono dalle relazioni tra le specie e contribuiscono, di rimando, a plasmarle. Nella misura in cui i sistemi di apprendimento automatico amplificano le intenzioni e i valori umani, l’Intelligenza Artificiale ha il potenziale di cristallizzare le attuali norme sociali, rafforzando gli schemi che già oggi conducono a conflitti e sofferenze, ma anche, viceversa, quello di promuovere lo sviluppo di un’umanità capace di vivere in equilibrio e in sintonia con il pianeta che la ospita. Non è chiaro quanto ancora potremo mantenere il controllo su questa nostra “creatura”, ma una cosa è certa: essa ci
somiglia, e noi stessi finiremo col somigliarle.
Uno sguardo sui futuri passi del progetto
Nelle giornate del 18 e del 19 novembre il dibattito proseguirà a porte chiuse, sulla base degli stimoli offerti dal pubblico partecipante. E non finirà qui: il progetto interdisciplinare su coscienza, evoluzione e Intelligenza Artificiale continuerà con la creazione di un documentario, basato sui materiali di queste tre giornate, e con la pubblicazione di un volume collettaneo per i tipi di Ubiliber, in programma nel 2024. Tale volume intenderà proporsi come un manifesto plurale dell’impegno con cui il buddhismo è chiamato a confrontarsi con le sfide dell’evoluzione della coscienza nell’era dell’Intelligenza Artificiale.
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