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Coscienza animale

La nozione di «essere senziente» ha assunto un ruolo centrale nel Buddhismo e in altre religioni biocentriche, che ovvero vanno esplicitamente oltre una prospettiva antropocentrica, con connesse implicazioni etiche. Per esempio, il fondamentale Metta Sutta enfatizza la gentilezza amorevole verso tutti gli esseri senzienti, piccoli, medi o grandi, vicini o lontani, senza ometterne alcuno.

 

Un presupposto importante di tale prospettiva nel Buddhismo è che tutti gli esseri senzienti possono manifestare aspetti minimali o più sofisticati dei «cinque aggregati» del corpo-mente: ovvero del corpo (includendo gli organi di senso, sensazioni fisiche e movimenti), della valenza emozionale (piacevole, spiacevole o neutra), della categorizzazione (concettualizzazione), delle motivazioni emozionali e stati mentali, della coscienza (dalle forme riflessive connesse al pensiero e alla consapevolezza). L’aggregato della coscienza ha un ruolo integrativo dei processi e delle funzioni degli altri aggregati. Implicando inoltre la centralità comportamentale e psicologica negli esseri senzienti dei processi del sé, dai suoi aspetti minimali connessi alla corporeità alle sofisticate forme riflessive e narrative di esso.

 

Per quanto concerne la coscienza animale, a partire dal 2015 si è formata una comunità di ricerca interdisciplinare su tale tema, coinvolgendo neuroscienziati, biologi evoluzionisti, psicologi comparativi, scienziati del benessere animale e filosofi. Nel 2016 è stata fondata la rivista di ricerca internazionale Animal Sentience, con un focus sulle esperienze e sulla coscienza degli animali, che è open access e senza costi per chi pubblica in essa. Un plausibile assunto condiviso in tale ambito è che ogni animale provvisto di un sistema nervoso, sia esso vertebrato o invertebrato, è un essere senziente. Capace di sperimentare quanto meno sensazioni fisiche (piacevoli, neutre o spiacevoli), un livello minimale di discriminazione (ad es. tra sostanze nutrienti, neutre e tossiche), spinte motivazionali (ogni volta che l’equilibrio interno viene modificato) e un certo livello di integrazione sensorimotoria e tra sensazioni, movimenti e stati interni. Tutti aspetti che possono essere associati a una forma minimale dei cinque aggregati nella psicologia Buddhista (corpo, sensazioni, percezione, formazioni mentali, coscienza e interdipendenza tra i cinque aggregati).

 

In un’importante rassegna pubblicata sulla prestigiosa rivista Trends in Cognitive Sciences nel 2020, Birch e collaboratori hanno delineato le dimensioni della coscienza animale in una prospettiva che considera variazioni degli stati consci degli animali in modo continuo per diverse dimensioni, che insieme caratterizzano il profilo di coscienza di una data specie. Tale prospettiva enfatizza le cinque dimensioni della ricchezza percettiva, della ricchezza valutativa, dell’integrazione simultanea, dell’integrazione nel tempo e dell’autocoscienza. Tale approccio previene il riferimento riduttivo a una scala unica per caratterizzare una specie come più o meno conscia.

 

Per quanto concerne la ricchezza percettiva della coscienza, gli animali possono variare per essa, secondo la modalità sensoriale. Per esempio, è stato evidenziato che gli elefanti hanno probabilmente esperienze olfattive più ricche ed esperienze visive meno ricche degli esseri umani. Sono stati messi a punto diversi paradigmi sperimentali per studiare la ricchezza percettiva della coscienza degli animali, che includono lo studio del blind sight, ovvero di risposte a stimoli visivi dei quali non si ha esperienza conscia a causa di lesioni della corteccia visiva primaria, e di diverse forme di apprendimento associate alla percezione conscia. È ad esempio stato ripetutamente evidenziato che i piccioni sono in grado di categorizzare (classificare) e discriminare stimoli visivi in base a diversi attributi, processo che può essere messo in relazione al terzo aggregato nella psicologia Buddhista. I piccioni inoltre manifestano il fenomeno della sincronizzazione di oscillazioni neurali nella banda gamma, come osservato nel laboratorio di Francisco Varela a Parigi, alla stessa stregua di gatti, scimmie ed esseri umani, in associazione a processi di integrazione percettiva, messi in relazione alla coscienza in diversi modelli.

 

La ricchezza valutativa della coscienza

Questa può essere messa in relazione al secondo aggregato nel modello della psicologia Buddhista, ovvero alla colorazione dell’esperienza come piacevole, spiacevole o neutra, che può essere considerata come il valore edonico che guida i comportamenti delle diverse specie, includendo gli esseri umani. Per studiare sperimentalmente questo aspetto della coscienza animale sono stati messe a punto procedure nelle quali ratti, iguane e paguri (crostacei) valutano il contrasto tra la valenza piacevole (associata ad esempio alla quantità di zucchero in soluzione per i ratti) e la valenza spiacevole (associata ad esempio al freddo di un ambiente per i ratti), utilizzando diverse modalità sensoriali, considerando che esperienze percettive cross-modali sono state spesso associate alla coscienza. Questo aspetto della coscienza animale è inoltre in relazione ad emozioni positive (piacevoli), come la gioia e l’appagamento, e ad emozioni negative (spiacevoli) come la paura e l’ansia, oltre che generalmente manifesto con le esperienze del dolore e del piacere.

 

L’integrazione simultanea

È un aspetto connesso all’unità della coscienza umana, che in talune condizioni, come nel caso dei pazienti neurologici «split brain», ovvero con i due emisferi disconnessi con l’asportazione (chirurgica) del corpo calloso, o nella dissociazione (ad esempio indotta da stress traumatico), può essere alterata. Tali evidenze di alterazioni dell’unità della coscienza ne rivelano la natura condizionata e impermanente, oltre che aggregata e dinamica, in accordo con il modello Buddhista dei cinque aggregati. È interessante notare che gli uccelli sono degli split brain naturali non avendo una struttura come il corpo calloso che interconnette i due emisferi del pallio dorsale, corrispondente alla corteccia dei mammiferi facendo pensare a due soggetti consci (aggregati di coscienza) che cooperano intimamente in ciascun uccello. Un altro esempio è rappresentato dal polpo, che presenta strutture integrative neurali multiple (gangli cerebrali e plesso brachiale) in cooperazione tra loro, facendo pensare all’aggregazione di due, o finanche nove prospettive consce sul mondo nello stesso animale. Nei delfini è stato osservato il sonno in uno solo dei due emisferi cerebrali (uni-emisferico), che può essere messo in corrispondenza con evidenze di sonno locale o parziale (in alcune parti del cervello) in esseri umani. Le ricerche su cefalopodi (che includono il polpo, la seppia e la piovra) e corvidi (che includono il corvo, la gazza, la ghiandaia e la cornacchia) presentano sia evidenze di attività neurali dissociate che di integrazione neurale globale in tali organismi, che possono essere ricondotte a processi di coscienza. Vi sono inoltre evidenze di lateralizzazione funzionale dei due emisferi nei corvidi, aspetto spiccatamente manifesto nel cervello umano, che possono essere messi in relazione a diversi aspetti della cognizione e della coscienza.

 

L’integrazione nel tempo

Ossia l’esperienza della temporalità. La fenomenologia di Husserl ripresa da Varela, Zahavi e Gallagher in sviluppi più recenti connessi alla coscienza, al sé e alla scienza contemplativa mette in risalto processi di ritenzione (di momenti passati) e di protenzione (verso momenti futuri) in ogni momento dell’esperienza. Negli esseri umani la ritenzione e la protenzione possono essere estese coscientemente nel tempo, come ad esempio nella memoria autobiografica e nel viaggio mentale nel futuro, in connessione all’esperienza estesa del sé. Le evidenze negli studi sulla coscienza animale indicano la possibilità che processi di integrazione cosciente estesa nel tempo abbiano luogo in grandi scimmie, cetacei, cefalopodi e corvidi. Tali processi possono prendere la forma di rappresentazioni ricche e flessibili di eventi passati così come di preparativi per scenari futuri (pianificazione spontanea).

 

Infine, una dimensione della coscienza animale è data dall’autocoscienza, ovvero la coscienza di un sé separato dal mondo, e, in alcune specie, la coscienza di un sé osservabile e finanche esteso nel tempo. Il filosofo e scienziato cognitivo Shaun Gallagher ha distinto due aspetti del sé, ovvero il sé minimale o preriflessivo, che corrisponde all’esperienza di avere un corpo e di essere agente nel mondo, e il sé narrativo, esteso nel tempo e riflessivo. Nel 2013 Gallagher ha elaborato la Pattern Theory of Self, teoria nella quale il sé viene inteso come una configurazione integrata di vari aspetti o elementi. Ho avuto recentemente la fortunata opportunità di lavorare all’integrazione di questa influente teoria del sé con la psicologia Buddhista (e in particolare con il modello dei cinque aggregati) e la scienza della meditazione Buddhista, insieme a Gallagher e ad altri scienziati cognitivi e contemplativi. Per quanto concerne l’autocoscienza animale, si può plausibilmente assumere che aspetti del sé minimale e preriflessivo siano condivisi dalle diverse specie animali, mentre aspetti del sé riflessivo e narrativo siano accessibili solo ad alcune specie, insieme alla specie umana. In particolare, si assume che la capacità di accedere all’esperienza di un sé esplicito, oggettivo e riflessivo, acquisendo il senso del «me» in una prospettiva in terza persona, corrisponda a superare il test dell’autoriconoscimento allo specchio. I bambini superano generalmente questo test di auto-riconoscimento tra i 18 e i 24 mesi, tappa che lo psicologo dell’età evolutiva Howe considera fondamentale non solo per lo sviluppo della memoria autobiografica, ma anche per lo sviluppo cognitivo in genere e del linguaggio.

 

Orbene, anche altre specie animali superano il test di auto-riconoscimento allo specchio, includendo gli scimpanzé, gli elefanti asiatici, i delfini tursiopi e le gazze. Alcuni studi recenti indicano che anche un pesce, il labro pulitore, è in grado di riconoscersi allo specchio. Per quanto concerne i cani, che non superano il test di auto-riconoscimento allo specchio, il ricercatore Roberto Cazzolla Gatti ha evidenziato che essi superano un test analogo nella loro preminente modalità olfattiva, ovvero manifestando una reazione molto diversa verso la propria urina e verso quella di altri cani, con un maggiore coinvolgimento nell’odorare l’urina altrui rispetto all’urina connessa al sé. Infine, sebbene ancora al livello di evidenze preliminari, sembra che alcune grandi scimmie e alcuni corvidi siano in grado di un certo livello di autocoscienza estesa nel tempo e di comprensione di stati mentali.

 

In conclusione

 Gli sviluppi recenti nelle ricerche sulla coscienza animale aprono orizzonti affascinanti e sorprendenti per la comprensione della coscienza e delle sue diverse forme, in risonanza con gli insight della psicologia buddhista, con importanti potenziali implicazioni etiche.

 

Idee

  • Antonino Raffone insegna psicologia della cognizione e della coscienza presso La Sapienza – Università di Roma dove è direttore del Master Universitario di secondo livello in “Mindfulness: pratica, clinica e neuroscienze” e direttore del Corso di Alta Formazione in "Compassione: pratiche, applicazioni e neuroscienze". È fondatore e presidente di “Consciousness, Mindfulness, Compassion – CMC – International Association”.

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